Marco e il dolore al piede

Marco* è una mia cara conoscenza, paziente che avevo precedentemente trattato per un altro problema. Mi contatta a novembre e si lamenta di un dolore sul dorso del piede, che lo tormenta di notte e anche di giorno. E’ un uomo di 73 anni, pensionato ma socialmente molto attivo, con qualche chiletto di troppo, che si tiene fisicamente attivo facendo una passeggiata di un’ora circa ogni mattina. Mi chiede un appuntamento, perché per quanto il suo dolore non peggiori quando cammina, teme che camminare possa peggiorare la situazione.
Alla valutazione l’inserzione del muscolo Tibiale Anteriore di sinistra risulta più spessa e dolente, ed è visibile anche un modesto rossore. Marco non riesce a trovare il colpevole di tale dolore, insorto progressivamente e senza un apparente causa scatenante. Forse, dice, ha guidato un po’ più del solito in centro città ed in effetti dopo un po’ che preme la frizione il fastidio inizia a risvegliarsi. E’ preoccupato perché teme di non poter andare in montagna a camminare quest’estate e perché ogni notte il dolore lo sveglia almeno un paio di volte: deve scendere dal letto, muoversi un po’, a volte prende un farmaco che gli ha consigliato il medico di base, e poi si riaddormenta. Il problema è iniziato da più di un mese e non accenna a sparire neppure migliorare. Inizia ad avvertire anche dei problemi di equilibrio e talvolta si sente insicuro se deve stare in piedi sulla gamba sinistra o fare le scale. Durante la valutazione rilevo un deficit di forza dell’arto inferiore sinistro.
Marco ha davvero molti impegni a cui non vuole rinunciare e per non perdere tempo ha già fatto una ecografia che rileva un modico versamento nella zona di inserzione del tendine e una visita da fisiatra che gli parla di Algodistrofia e prescrive una risonanza magnetica.
Dopo un paio di trattamenti di terapia manuale, trattamento dei trigger point molto attivi a livello del ventre del m. Tibiale e alcune indicazioni capisco che è giunto il momento di proporre a Marco ciò che credo possa essere davvero la soluzione del suo problema. Iscriversi in palestra e per almeno due mesi frequentarla 2 o 3 volte a settimana seguendo un programma di esercizi di rinforzo che gli preparerò e insegnerò. Marco non ha mai frequentato una palestra, forse crede mi voglia liberare di lui e decide di prendere tempo. Nel mentre la risonanza esclude Algodistrofia e non rileva null’altro di importante e il controllo dal fisiatra si risolve con la prescrizione di laser terapia. Marco torna da me, e consapevole della mia pressoché nulla fiducia nelle terapie fisiche, mi chiede di provare con la palestra visto che sono passati altri due mesi e il dolore non accenna a diminuire. Dopo averlo rivalutato preparo un programma di esercizi che richiede poco più di un’ora per tre volte la settimana. Deve iniziare bel riscaldamento cardiovascolare su cyclette per 20 minuti. Poi Marco deve fare 3 serie di back squat alla smith machine con un carico che progressivamente aumenteremo, e tale per cui riesca a fare 8 squat e poi si debba fermare. Per lui partiamo con 40kg. Successivamente esegue 3 serie di long split squat inizialmente scarico ( dopo 2 mesi arriverà a 18 kg di sovraccarico). E’ proprio questo esercizio ad evidenziare la sua carenza muscolare dell’arto inferiore sinistro, che iniziava a tradursi in perdita di equilibrio e insicurezza nel salire nel scale. Non posso nascondere che Marco sia un paziente ideale. Presa la decisione di intraprendere questa strada, per lui anomala e difficile per il suo stile di vita lontano dalle palestre per cultori del fisico e power lifters sfegatati, la segue con tenacia e costanza. Si attiene precisamente alle mie indicazioni. Dopo due settimane mi chiama. Va meglio. Non ha il coraggio di dirlo, ma la notte inizia a dormire bene, e non si sveglia per il dolore. Di giorno ancora lo sente ma continua le sue passeggiate e tre volte la settimana va in palestra. La settimana successiva lo rivaluto e aggiustiamo gli esercizi. E’ molto migliorato e bisogna progredire con i carichi. Mi dice di aver perso qualche chilo, è fiducioso e vuole continuare con il programma di “allenamento”. Dopo aver guadagnato un buon livello di forza degli arti inferiori, ho iniziato ad introdurre degli esercizi più dinamici con minor sovraccarico. Naturalmente ci sono stati anche dei momenti di scoraggiamento in cui il miglioramento sembrava regredire ma l’evoluzione normale del recupero di qualunque problematica non è quasi mai lineare. Se necessario si rivalutano i parametri e gli esercizi, si corregge la rotta, ma sempre seguendo un ragionamento clinico che pone al centro il paziente e che costruisce sulla persona un programma riabilitativo totalmente personale.
Dopo 3 mesi di impegno Marco ritiene che il suo problema si sia risolto del 85%. Con l’avvento dell’estate i suoi impegni si intensificano e non sa se riuscirà a proseguire con la palestra, almeno fino all’autunno. Lo esorto a mantenersi attivo e almeno fare delle belle passeggiate sui colli, per non perdere l’allenamento che ha guadagnato e neppure riprendere i chili persi!
Per me questo caso clinico è stato particolarmente interessante. La determinazione della persona è un tassello imprescindibile nel percorso di guarigione che i pazienti affrontano. Io posso guidarli e indicare loro come star meglio, ma sono loro stessi i protagonisti. Per me, come professionista, è stata la riprova di come la ricerca scientifica sia uno strumento importante nello sviluppare e aggiornare costantemente le nostre conoscenze. Solo un anno fa mi sarei accanita con terapia manuale e non avrei mai pensato di proporre a un paziente anziano, per lo più sedentario, da caricare sulla sua schiena un bilanciere e fare squat. Ovviamente non è la risposta a tutti i problemi, ma in questa situazione di dolore cronico, senza nessuna controindicazione clinica, la risposta alla necessità di Marco era riattivarsi globalmente, con particolare attenzione alla forza dei suoi arti inferiori. E come sempre, ho imparato qualcosa dai miei pazienti: Marco mi insegna che non è mai troppo tardi per cambiare.
* nome di fantasia