Lo Stiramento dell’ Unità Flessoria (FUS) è un infortunio riscontrato pressoché esclusivamente nei climbers e per questo motivo la sua diagnosi può essere molto difficile se non vi rivolgete a uno specialista dell’arrampicata.
Lo Stiramento dell’ Unità Flessoria (FUS) è un infortunio riscontrato pressoché esclusivamente nei climbers e per questo motivo la sua diagnosi può essere molto difficile se non vi rivolgete a uno specialista dell’arrampicata.
La lesione di una puleggia è il trauma più frequente tra gli arrampicatori adulti e il 26% dei climbers soffre almeno una volta nella vita di una lesione alle pulegge. Le pulegge sono legamenti che mantengono i lunghi tendini dei muscoli flessori delle dita (responsabili della chiusura della mano) vicino a ossa e articolazioni delle dita stesse. Quando in arrampicata stringiamo una presa, specialmente la presa arcuata ma non solo, le pulegge entrano in tensione per ottimizzare il trasferimento della forza dal ventre muscolare che si trova nell'avambraccio, alla punta delle dita. In questo articolo vi parliamo di lesioni acute, ovvero che avvengono improvvisamente mentre si arrampica, ma le pulegge possono andare incontro anche a sindromi da sovraccarico, di cui vi parleremo prossimamente.
In una tendinopatia, lo scopo di un esercizio ad alta intensità (per alta intensità si intende generalmente più del 70% del massimale) è dare una stimolazione al tendine, tale da indurre una reazione di adattamento. Questo non influenza realmente la porzione tendinea sofferente, che sembra essere in certi casi poco recuperabile, ma piuttosto rinforza la parte ancora sana del tendine, rendendolo pronto alle richieste cui lo sottoponiamo con la nostra attività sportiva. Avete capito bene! In una tendinopatia carichiamo il tendine e soprattutto lo facciamo in maniera seria. Il dosaggio è un ingrediente fondamentale per il recupero. Per darvi un’idea di cosa sia il 70-80% del vostro massimale potete provate a individuare il carico, per quello specifico esercizio, che vi permetterà di fare 7-8 movimenti, senza che possiate concludere la nona ripetizione.
...Dapprima il fastidio al gomito facendo Pan Gullich non lo aveva preoccupato troppo. “Metti un po’ di ghiaccio e pomata, fai stretching e soprattutto riposo!" “Che sia Epicondilite?”... Spesso comincia così, un fastidio più o meno forte, di notte o anche di giorno. A volte l’allenamento sembra farlo passare, ma spesso il giorno dopo si sta peggio. Soprattutto non ci sono riposo, stretching o ghiaccio, in grado di farlo andare via. I mesi passano e un po’ ci si convive, magari si cerca di scalare meno, si segue il consiglio di chi dice di fare riposo e questo a volte serve, si sta meglio… … fin quando non si riprende a scalare. A volte dopo qualche settimana, altre volte già alle prime tacche, quel maledetto fastidio torna a tormentarci e capita di demoralizzarsi davvero. L’epicondilite e l’epitrocleite sono le più comuni tendinopatie del gomito e tra gli infortuni che più frequentemente colpiscono i climbers.
La lussazione dell’articolazione gleno-omerale è probabilmente il trauma acuto di spalla più diffuso tra i climbers. Vi racconto la storia di Matteo... Il diedro Mayerl al Sass de la Crusc non ti lascia molte alternative: braccia e gambe in spaccata e tutto si risolve con un precario gioco di equilibri. Così precario che basta un istante e Matteo lo sa bene. Gli scivola un piede, le mani spingono d’istinto e purtroppo con un pizzico di sfortuna la spalla destra lussa. Il chiodo appena rinviato evita la caduta e i soccorsi arrivano presto. Qualche ora dopo la paura è passata ma resta l’amaro di un’estate iniziata nel migliore dei modi, e già finita.
“Cla! Da due settimane ho un dolore al polso, mi dai un occhio? Non sta migliorando, e non vorrei peggiorasse.” Nella palestra Intellighenzia Project (Padova) siamo davvero molti ad allenarci, ma le pause pranzo non sono poi così frequentate. Quando non capisco come risolvere qualche boulder mi trovo spesso a chiedere consiglio a Paolo*, che apre la palestra a mezzogiorno. Finalmente posso sdebitarmi! Il suo dolore al polso è insorto da circa un paio di settimane, senza poterlo ricondurre a un movimento in particolare. Non vi è stato alcun trauma, semplicemente si è accorto che dopo l’allenamento il polso era parecchio dolente. Ciò che sembrava scatenare il dolore erano i movimenti di compressione, mano aperta contro volumi più o meno distanti. I primi movimenti andavano bene ma dopo un po’ iniziavano i problemi. Niente volumi? Nessun sintomo.
E’ già da qualche anno che faccio la corte a quest’idea, finalmente trovo un valido collaboratore: ciò che mi mancava per intraprendere l’esperimento. Scalo da dieci anni e da altrettanto tempo lavoro con climber come fisioterapista. Coltivo, non senza fatica, entrambe queste passioni e nel tentativo di amalgamare sempre di più questi ingredienti ho letto libri e articoli a non finire. Sperimentato novità e tecniche recenti, non sempre con successo, ma ogni volta con qualcosa di buono da mettere nello zaino. Reperire informazioni scientifiche su questo sport che nuovo proprio non è, ma solo recentemente sta catturando l’attenzione della società, non è sempre possibile. Gli articoli che si trovano sono pochi e si tratta spesso di trasferire conoscenze da altri sport adattandole all’arrampicata. A volte funziona, altre volte l’esperienza fa da padrona, alla faccia di studi scientifici e ricerche. Qualche anno fa conosco Luca, in uno dei tanti corsi di specializzazione a cui ho partecipato. Il destino vuole che quella settimana sia solo la prima di una lunga serie di giornate professionali che condivideremo. Anche Luca scala e la nostra amicizia pian piano cresce, confrontarmi con lui è sempre stimolante. Finalmente un altro punto di vista da cui trarre buoni spunti per i miei, talvolta complicati, casi clinici di arrampicatori sfegatati. Ci troviamo a parlare di progetti davanti a una birra nel bar dei climbers bresciani. Il gioco è fatto, nasce l’idea di Reload.
Chiara è sempre stata una sportiva appassionata e in particolare ha praticato Judo per anni. Solo qualche anno fa ha iniziato ad arrampicare e anche per lei è stato amore a prima vista. Ha fatto qualche corso con le guide alpine e ora frequenta la palestra Intellighenzia di Padova con regolarità due volte a settimana, mentre nel week-end le piace specialmente andare in falesia. Abbiamo iniziato a lavorare assieme qualche mese fa, perché da molto tempo accusava un dolore leggero al gomito che però non accennava a sparire. Temeva fosse un’epicondilite.
Quando si parla di ”Strength and Conditioning” in Italia solo qualche personal trainer Italiano sa di cosa si tratti. L’eco di questi principi di allenamento ha iniziato ad arrivare nel nostro paese solo recentemente e ancora più giovane è il legame che si sta stringendo con l’ambito riabilitativo. Negli ultimi anni la riabilitazione, non solo dello sportivo, è protagonista di un importante cambiamento. Gli studi scientifici non smettono di sottolineare il ruolo fondamentale dell’esercizio fisico nella gran parte delle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico. Dal dolore cronico al trauma acuto, con le dovute e necessarie variabili, la parola d’ordine è sempre più movimento e attività fisica.