Viaggio negli USA – parte seconda

Lone Pine è una sonnecchiante cittadina ai confini tra le montagne della Sierra Nevada e le distese aride che degradano verso la Death Valley. Offre poco più che un centro turistico in cui avere informazioni sul Monte Whitney (4421m), nonché il permesso per scalarlo. Precisamente ciò che a noi serve. Iniziamo i consueti preparativi per una salita di più giorni. Una delle cose che mi affascina di più di scalare grandi pareti è il rituale di preparazione che occupa le giornate precedenti. Mentre decidi quanti e quali viveri, fai la spesa, controlli e selezioni il materiale eliminando anche i 50 grammi superflui, alzi lo sguardo per cercare quella cima che ti sta aspettando, per poi tornare a sferruzzare tra friends e rinvii. Intanto aspettiamo anche Dave che sarà il nostro terzo di cordata. Dave è una di quelle persone che raramente incontri nella vita. Le nostre vibrazioni si sono allineate istantaneamente sull’Affanasieff al Fitz Roy, in Patagonia. Era come conoscerlo da sempre, e nel giro di qualche ora e un bivacco a tremila metri è nata una bella amicizia. Lui abita a Los Angeles e ci raggiungerà per il week-end.
Dopo aver fatto scorta di viveri ci inoltriamo nelle Alabama Hills. Queste dolci colline giallo ocra fanno da contrasto alle guglie granitiche che svettano alle loro spalle. Scenario di film western, ci accolgono all’ora del tramonto e c’è da stare incantati mentre si dipingono d’oro contro un cielo blu che sembra dipinto. Passeggiamo tra queste forme rotonde scolpite dal vento: archi e buchi compaiono improvvisi e fanno da cornice alle nostre foto. Ceniamo in camper, e poi fuori a guardare le stelle. Non una luce a disturbare lo spettacolo notturno che ci godiamo, mentre Viola dotata di pila frontale insegue un topolino.
All’alba saliamo verso El Portal, cerchiamo una piazzola per il camper e iniziamo a preparare il materiale in attesa di Dave. Arriva di lì a poco, col un sorriso più largo delle guance! La nonna ci prepara un piatto di spaghetti e poi si parte. Il lungo avvicinamento ci porta a piantare la tenda nei pressi dell’Iceberg Lake, sotto la parete che scaleremo l’indomani. Il sentiero è entusiasmante. Laghi alpini si susseguono, circondati da boschi dorati e pini verdeggianti. La luce del sole che si sta coricando dietro le cime fa sembrare argento liquido la superficie dei laghi. Un passo dopo l’altro e il panorama cambia ancora, inizia a soffiare un vento freddo e la vegetazione lascia spazio solo a roccia e qualche chiazza di neve. Con le ultime luci del giorno piantiamo la nostra tendina in una delle piccole spianate che i climber circondano di sassi per proteggersi dal vento. Il primo ingrediente di questa salita è l’avventura.
L’itinerario non è il più semplice ma di certo è il più ambito della parete per l’incredibile estetica della linea di salita. Non sempre di facile individuazione risulta molto più impegnativo dei Needles, complici la quota, il freddo, la roccia un po’ meno perfetta, e quelle maledette fessure off-width che ti disumanano dalla fatica. Arrivati in vetta al Keeler Needle decidiamo di fare ancora un piccolo sforzo e salire sula cima principale del Mt. Withney. Dave protesta un po’ e preferirebbe scendere subito, ma non posso rinunciare al mio primo vero 4000 a un passo dalla vetta! Qualche ora dopo con la luce della torcia siamo al camper dove ci aspetta una deliziosa cenetta per festeggiare la prima vera salita del viaggio.
Il giorno dopo a malincuore salutiamo Dave e ripartiamo alla volta di Bishop, poco più a nord. Il meteo per i prossimi giorni non è dei migliori e ne approfittiamo per gironzolare senza troppa fretta e rilassarci un pochino. Per non sbagliare un guasto al boiler del camper ci tiene qualche giorno fermi nei paraggi. Qui le opportunità per l’arrampicata sono innumerevoli e spaziano dal boulder alla falesia alle vie di più tiri. Mark e Kate vivono qui da qualche anno e tramite un’amica del Colorado abbiamo il loro contatto. Ci prestano la guida della zona e spiegano i posti da non perdere. Noi ci concediamo un assaggio di tutto, dal boulder alla falesia, per concludere con una bella via al Cardinal Pinnacle. Anche il camper è riparato e possiamo ripartire verso Mammoth Lake.
Mammoth è davvero molto turistica. Pullula di campeggi, locali e alberghi. D’inverno è una famosa meta sciistica, mentre d’estate gli appassionati del trekking affollano gli itinerari più famosi. Anche noi decidiamo di fare un paio di trekking e raggiugiamo a fine giornata il Devil’s Postpile, una formazione rocciosa incredibile di colonne basaltiche formatesi in seguito a un’eruzione vulcanica.
Il tripudio dei colori autunnali è al suo apice sulle sponde del June Lake. La strada panoramica che lo costeggia è assolutamente imperdibile. La leggera deviazione dalla strada principale che sale verso l’ingresso dello Yosemite National Park vale i pochi chilometri in più. Ancora una volta i laghi sembrano argentati, gli alberi si tingono dei colori autunnali e fanno a gara a chi sia più bello. Questi sembrano usciti direttamente da un libro di fiabe. Ti pervade un senso di tranquillità e stupore per quanto la natura possa essere magnifica.
Viola dorme tranquilla mentre viaggiamo verso nord. A sera raggiungiamo le Hotsprings (sorgenti calde) nei paraggi di Bridgeport. Non resistiamo alla tentazione di immergerci anche se tira un vento gelido e le pozze naturali sono un po’ affollate. L ‘acqua sulfurea in certi punti è quasi insopportabile da quanto calda sgorghi e Ale finisce quasi lessato! Ci siamo spinti sin qui perchè sognavamo di scalare l’Incredible Hulk. Purtroppo le temperature sono troppo rigide e dobbiamo rinunciare: è giunta l’ora di tornare nella tiepida e assolata Yosemite Valley (…continua).